giovedì 23 dicembre 2010

Sul Comodino: Lo ammetto mi è piaciuta la copertina

Uno dei parametri di scelta di un libro è anche la copertina, lo so che non è un buon parametro ma chi se ne frega, anche l'occhio vuole la sua parte. Poi vado a leggere il quarto di copertina, o almeno una parte, per vedere se effettivamente la trama mi può interessare. Comunque quando si entra in una libreria senza una lista di quello che si vuole l'unico sistema, per me, per fare una prima scrematura tra i volumi è proprio la grafica, oltre al numero di pagine.

Ho iniziato a leggere il libro da poco, ma mi ha già preso, scorre bene e c'è quel pizzico di mistero che ti da la voglia di andare avanti nella lettura.
Dal quarto di copertina:

Mark ha da poco iniziato la sua vita da ricercatore a Oxford quando suo padre Alex bussa alla sua porta con un angoscioso segreto da confessare. I brandelli di quel segreto sono rinchiusi in una logora valigia che custodisce i ricordi evanescenti e ossessionanti che per quasi settant’anni suo padre ha cercato di seppellire sotto il peso dell’oblio, mentre brandelli di immagini confuse riaffioravano dal buco nero della memoria. Tocca a Mark ora aiutare suo padre a ricostruire la sua storia, l’epopea tragica e assurda, incredibile eppure drammaticamente reale, di un bambino bielorusso ebreo di cinque anni che è scampato avventurosamente allo sterminio della sua famiglia e del suo villaggio, ha vagato per nove mesi da solo nei boschi, tra la neve e i lupi, è stato catturato da un’unità lettone filonazista, è stato portato davanti al plotone di esecuzione e lì, le spalle contro il muro della scuola, ha rivolto al sottoufficiale che stava per premere il grilletto una strana, perfetta domanda da bambino: «Puoi darmi un pezzo di pane, prima di spararmi?». È stata quella strana domanda a salvargli la vita, anche se non è bastata a preservarlo dalle beffe del destino. Le SS che decidono di prendere quel bambino dai capelli biondissimi e dagli occhi cerulei come loro mascotte, per farne un modello di soldato bambino da utilizzare per la propaganda. Le giornate trascorse a lustrare scarpe. Ora vuole ricordare Alex, ritrovare le sue radici, la sua famiglia, il suo passato, vuole sapere tutto, anche il suo nome, perché quello con cui è cresciuto, si è sposato, ha generato due figli, Alex Kurzem, non è che il nome falso che gli diedero su un foglio di via.

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